La casa non è un posto per giovani
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Lo scorso maggio è stato condotto, in collaborazione tra la Polizia di Stato, la Società Italiana di Pediatria e il sito www.skuola.net, un sondaggio su come adolescenti e bambini passano il tempo chiusi in casa in questo tempo di pandemia. Al sondaggio, somministrato a marzo 2021, hanno partecipato 6500 ragazzi tra i 15 e i 18 anni e 3500 tra i 9 e i 14.
I dati
- Letto più libri 11%
- Visto più serie TV 37%
- Giocato in rete con gli amici 13%
- Giocato ai videogiochi da solo 12%
- Parlato di più con la mia famiglia 12%
- Giocato più del solito a giochi di società con la mia famiglia 3%
Da questi dati appare evidente quanto il rimanere in casa non abbia per nulla influito sul riavvicinare genitori e figli al dialogo. Un ragazzo su due davanti agli schermi per più di 8 ore al giorno.
Il 54% del campione passa più di tre ore al giorno davanti ad uno schermo a cui aggiungere le ore trascorse in DAD. Questo dato era al 41% in analogo sondaggio del 2019.
Quanto tempo davanti allo schermo?
Vediamo nello specifico come vengono usati i vari device (oltre alla DAD) dai nostri ragazzi:
- 36% (24% nel 2019) per comunicare con gli amici;
- 24% per usare i social;
- 21% per guardare video o film;
- 11% per giocare ai videogames;
- 8% (19% nel 2019) per fare ricerche.
La chiusura delle scuole e di altri luoghi di ritrovo come palestre, piscine, cinema ecc. rende la tecnologia l’unico modo per mantenere dei contatti. Il 25% del campione dichiara però di sentire molto l’isolamento e la mancanza di reali relazioni, il 24% avverte stress e il 18% si dichiara triste.
In tutto questo le relazioni familiari rimangono ancora fuori, infatti alla domanda su cosa abbiano fatto di più i ragazzi durante la pandemia, solo il 12% dichiara di aver parlato di più con la propria famiglia, e il 3% di aver giocato a giochi di società con la famiglia contro un più rilevante 37% che dichiara di aver visto più serie TV e il 13% che ha giocato in rete con gli amici. L’11% ha letto più libri del solito.
Annamaria Staiano, Vicepresidente SIP sottolinea come: “….numerosi studi clinici hanno già evidenziato quanto, rispetto al periodo precedente la pandemia, si sia verificato un importante peggioramento delle abitudini alimentari” auspicando che si vada ad incentivare l’attività fisica.
L’ultimo preoccupante dato riguarda l’uso dello smartphone prima di andare a dormire: la percentuale passa dal 38 al 56% e, come dichiara Elena Bozzola Segretario Nazionale SIP, l’uso di dispositivi nelle ore serali finisce con l’interferire sia sulla qualità del sonno sia sull’addormentamento dimostrato anche dalle ultime ricerche effettuate.
C’è una soluzione?
Tale andamento presenta una situazione allarmante anche in vista di un futuro incerto.
La mancanza di benessere fisico e psicologico non può che portare a meno resistenza (la ormai tristemente famosa resilienza) nelle situazioni difficili e nelle fasi di crescita dei ragazzi di oggi. E’ fondamentale che tutti gli operatori (non solo la famiglia) dalla scuola agli allenatori ed educatori lavorino in sinergia per riportare i giovani ad una normalità e aiutino a sviluppare un’educazione digitale (addirittura recenti studi hanno confermato che per combattere la dipendenza da videogames i genitori dovrebbero giocare insieme ai propri figli agli stessi videogames) che possa portare a socialità e non chiusura, insomma seppure più connessi ma meno isolati.